Foto Marco Lamperti a Monza

Domande e risposte

» Anche a Monza i ragazzi di Friday for Future si sono fatti sentire. Come rispondere alle loro richieste?

Abbiamo un piano d'azione per l'energia sostenibile e il clima lasciato nel cassetto e soprattutto se saremo capaci di presentare progetti concreti arriveranno i nuovi fondi del Next Generation EU. Dobbiamo investire sulla produzione di energia distribuita, sul rimboschimento urbano e sulle infrastrutture urbane (come asfalti di nuova generazione e barriere verdi) per abbattere il più possibile la CO2.

» La qualità dell'aria a Monza è pessima. Cosa si può fare?

È il momento delle scelte coraggiose e che guardino davvero al futuro: solo così usciremo dall'emergenza climatica e miglioreremo l'ambiente. Possiamo sviluppare una rete di mobilità leggera che caratterizzi la maggior parte degli spostamenti urbani dando finalmente attuazione al Biciplan. Dobbiamo estendere le zone pedonali in altri quartieri della città e fare in modo che i servizi fondamentali (pubblici e privati) possano essere raggiunti senza l'auto. Il Comune deve dare l'esempio, intervenendo sugli immobili di proprietà per aumentare la classe energetica e sostituire il parco veicoli attualmente in uso con mezzi elettrici e ibridi. In concorso con le nostre aziende partecipate dobbiamo offrire consulenze capillari per i cittadini e i condomini che vogliono migliorare le prestazioni energetiche degli edifici.

» Viviamo in una delle zone d'Italia più densamente abitate. Come arrestare il consumo di suolo?

Innanzitutto azzerando le previsioni contenute nel Piano di Governo del Territorio approvato dall'attuale Amministrazione comunale. L' urbanistica non deve consumare suolo, ma recuperarlo, restituendo porzioni di territorio ai cittadini. Dobbiamo puntare sul recupero delle aree dismesse per rigenerare i suoli che spesso sono anche inquinati. E il comune deve fare la sua parte: la Fossati e Lamperti, l'ex Macello e l'ex deposito bus di via Guerrazzi, per fare solo degli esempi, sono opportunità da cogliere per riqualificare i quartieri e risanare parti della città lasciate al degrado.

» Si parla di grattacieli e progetti firmati da archistar, ma sarà vero?

Per ora, tranne il recupero ad uso commerciale dell'ex Maestoso progettato da De Lucchi e approvato dalla precedente amministrazione, tutto è sulla carta. Dal cosiddetto bosco verticale firmato da Boeri in zona Cimitero, al centro commerciale dello studio Viel al Rondò dei Pini l'unica cosa certa è che quelle aree sono rimaste in condizione di degrado, nonostante gli operatori avessero già firmato le convenzioni con il comune e i progetti fossero già stati approvati. Evidentemente, ingolositi dall'aumento consistente di volumetrie, hanno deciso di fermare tutto. Che senso ha scimmiottare Milano? Monza ha una sua caratteristica ben precisa e dobbiamo esserne orgogliosi. Se non siamo diventati parte dell'indistinta periferia metropolitana è anche perché nel passato si è scelto di non costruire quartieri enormi. Con il pgt attuale addirittura si pianifica la costruzione di grattacieli abnormi, come quello previsto a San Fruttuoso.

» Davvero il problema del traffico non è risolvibile?

Non dobbiamo rassegnarci al caos viabilistico che caratterizza la nostra città. Tre sono gli assi sui quali lavorare: la città pedonale, la città della mobilità leggera e la città dell'auto. Estendere le zone libere da traffico. Rivedere le linee di bus oggi del tutto inadeguate. Colmare i colpevoli ritardi nella realizzazione della fermata di Monza Est. Portare anche a Monza un servizio di car sharing e realizzare finalmente un tessuto di reti ciclabili capillare che connetta i punti focali della città con tutti i quartieri.

» A che punto è la M5?

Questa amministrazione dopo aver firmato l'accordo di programma lasciato in eredità dalla precedente se ne è disinteressata. Dobbiamo riprendere i contatti con Ministero, Regione e comune di Milano e togliere dalle sacche burocratiche il progetto M5. I cittadini hanno il diritto di conoscere chiaramente qual è il cronoprogramma di realizzazione e rimanere costantemente informati sullo stato di avanzamento del progetto.

» La piazza di San Rocco sparirà?

No, assolutamente. Quella piazza deve rimanere. Anzi dovrà essere riqualificata per consentire al quartiere di poter godere in modo ancora migliore e più accogliente di un vero e proprio centro vitale di aggregazione. L'idea di aprire al traffico la piazza è insensata e denota scarsa attenzione agli interessi generali per favorire le esigenze di pochi.

» Come riparare al disastro del nuovo appalto rifiuti?

Il disastro è sotto gli occhi di tutti. Tre anni di ritardo nell'assegnare il “nuovo” appalto per poi sentirci dire che il primo anno è sperimentale… C'è poco da sperimentare: gli orari di esposizione dei sacchi sono inconciliabili con la vita di chi ogni giorno si alza al mattino per andare a lavorare e rientra a casa la sera. Sono stati dimezzati i giorni di raccolta dei rifiuti e le conseguenze sono evidenti. Forse il nuovo sistema funziona per quelli che possiedono ville con giardini o attici con ampi terrazzi. Ma alle famiglie medie monzesi, che non vivono certo nel lusso e spesso non hanno nemmeno un balconcino d'appoggio, qualcuno dovrebbe spiegare dove mettere per un'intera settimana i sacchi della spazzatura. Per non parlare della pulizia stradale. Con una manovra propagandistica, è stato eliminato il divieto di sosta nei giorni di pulizia. Con la conseguenza che i mezzi utilizzati sono del tutto inadeguati a garantire un minimo di igiene e di decoro delle vie cittadine. Non occorre attendere un anno per porvi rimedio. Si dovrà mettere mano al contratto, farlo innanzitutto rispettare in ogni sua parte e aprire un confronto con la ditta Sangalli per porre rimedio alla situazione.

» Monza capoluogo solo sulla carta?

Inutile negare che in questi anni Monza ha perso centralità rispetto alla Brianza. Si è isolata rispetto agli altri comuni della Brianza pensando solo a sé stessa e lo stesso rapporto con Milano che era stato avviato si è interrotto. Due importanti funzioni (Camera di Commercio e Confindustria MB) sono state assorbite dalle strutture metropolitane, con conseguenti perdite di autonomia decisionale. Occorre quindi invertire la rotta e far sì che Monza torni ad essere protagonista. Non cogliere le straordinarie opportunità che si possono avere con i fondi del PNRR per ammodernare l'intera area della Brianza sarebbe davvero colpevole.

» Monza può tornare ad essere la città del lavoro?

Purtroppo dalla Icar alla Feltrinelli l'elenco delle aziende e delle attività che in questi ultimi anni hanno chiuso è lungo. L'amministrazione comunale si è dimostrata inerme di fronte a queste situazioni ed anzi, con il Pgt approvato, ha deciso che è meglio favorire la rendita immobiliare a scapito del mantenimento delle attività produttive. Oggi a Monza chi svolge un'attività è incentivato ad andarsene anziché rimanere, perché può tranquillamente decidere di dismettere l'attività e ricavare una rendita finanziaria dall'area che, senza nessuna procedura particolare, può diventare edificabile a fini residenziali. Noi dobbiamo fare esattamente il contrario. Dobbiamo cioè favorire gli aiuti alle imprese erogati da governo e regione e attirare sul nostro territorio nuove imprese. Ci sono tutte le condizioni perché Monza torni ad essere attrattiva, a cominciare da una reale semplificazione burocratica. I giovani monzesi hanno il diritto di costruirsi un futuro di lavoro in città diverso dalla triste realtà che sono costretti a vivere. Non dimentichiamo poi che la pandemia ha rivoluzionato le abitudini lavorative. Lo smart working può essere anche alienante e antisociale se protratto troppo a lungo, occorre perciò aumentare l'offerta degli spazi di co-working che oggi in città sono del tutto insufficienti.

» Abbiamo visto la rinascita della Villa Reale ma quella stagione rimarrà solo un ricordo?

Il recupero di Villa Reale aveva suscitato enormi aspettative. Invece dopo pochi anni il sogno pare già svanito. La Villa può e deve tornare a essere sempre aperta. L'uscita del concessionario ha reso evidenti incapacità e mancanza di idee da parte di questa Amministrazione. Forti delle esperienze passate, una nuova stagione di rinascita è possibile, anche considerato che lì è prevista una delle stazioni della M5: grandi mostre, eventi di qualità, museo di sé stessa sono gli assi sui quali muovere. È urgente riannodare i fili del rapporto con Triennale di Milano per tornare a far vivere il Museo del Design e occorre mettere mano finalmente al recupero dell'Ala Nord della Villa, non già per realizzare un hotel di lusso, ma per trasformala, in collaborazione con le università milanesi, in un luogo di eccellenza del sapere e della formazione. Non dimentichiamo che la prevista stazione della metropolitana consentirà l'accesso senza

» Che fine hanno fatto i fondi per il Parco e la Villa Reale?

Incominciamo con il ricordare che sono ben 55 i milioni di euro che la precedente amministrazione aveva ottenuto da Regione Lombardia e destinati al complesso Parco, Villa e Giardini. Di questi 22 si sarebbero già potuti impiegare per interventi già definiti di manutenzione straordinaria necessari per intervenire su ciò che è necessario: il patrimonio arboreo e boschivo, Villa Mirabello, il Mirabellino e l'insieme degli edifici a cominciare dalle cascine, molte delle quali versano in uno stato di totale abbandono. Purtroppo, tranne che per il restauro del Tempietto dei Giardini, nulla è stato fatto da parte dell'amministrazione attuale. Quindi il primo punto è dare attuazione agli interventi programmati. I rimanenti 23 milioni dovrebbero essere impiegati secondo un master plan affidato ad uno studio di consulenti esterni. Ancora non si hanno notizie pubbliche di quale sia il contenuto del piano. Una cosa però deve essere chiara: Parco è uno straordinario “monumento del verde” ed insieme alla Villa e ai Giardini non devono essere stravolti nella loro funzione patrimonio pubblico a disposizione di tutti i cittadini. E vanno abbandonate idee strampalate come quella di realizzare un tunnel sotto viale Cavriga.

» Chiusi i punti di ristoro, stessa sorte è toccato alla sede Rai nel Parco. Rimarrà per sempre chiusa?

Mette tristezza constatare che l'edificio progettato da Gio Ponti, un vero e proprio gioello, è oggi lasciato nel più totale abbandono dopo che la Rai se ne è andata senza che nessuno abbia fatto nulla per impedirlo. Stiamo parlando di un pezzo della storia dell'architettura contemporanea italiana e su questo dobbiamo fare leva per coinvolgere le agenzie culturali del nostro paese. Come pure dobbiamo riaprire la Cascina del Sole e la Torretta, le cui chiusure si protraggono ormai da troppo tempo. Non dimentichiamoci che, oltre a svolgere un servizio per i frequentatori del Parco e dei Giardini, svolgono una funzione di presidio e di nuova occupazione.

» Monza sarà mai una città turistica?

Si, purché si torni a ragionare con metodo e coerenza e non ci si affidi a interventi spot. C'è già del materiale utile su cui lavorare come per esempio il progetto europeo Longobard Ways Across Europe, abbandonato da questa amministrazione. Si tratta di un bando a cui Monza ha partecipato in qualità di comune capofila di oltre cento città europee per la promozione di iniziative turistiche incentrato sui Longobardi, popolo che ha percorso l'Europa da nord a sud e che nella nostra città ha lasciato tracce di inestimabile valore. Così come deve essere valorizzato il brand “Monza”, un nome che in tutta Italia e nel mondo è conosciuto per l'Autodromo e il Parco. Dobbiamo essere consapevoli che disponiamo di un patrimonio straordinario e il nostro compito deve essere quello di farlo conoscere e renderlo facilmente fruibile. Un percorso turistico che partendo dal Parco e dalla Villa, attraversi l'intera città, ne valorizzi i punti principali, ricchi di storia e di cultura: il Duomo con il suo Museo, il Museo Civico agli Umiliati e l'Arengario, finalmente reso accessibile a tutti, nessuno escluso. In tutto ciò il ruolo e la funzione dell'associazionismo culturale cittadino è fondamentale e non deve essere sopportato, come purtroppo sta accadendo, ma supportato.

» Possiamo sperare che dopo la pandemia la sanità migliori anche nella nostra città?

La pandemia ha mostrato la fragilità del sistema sanitario. Troppi cittadini faticano a trovare un medico di base e sono senza un luogo vicino che offra loro i servizi sanitari fondamentali. La riposta secondo la Regione saranno le Case di Comunità che apriranno anche a Monza nell'area dell'Ospedale Vecchio, a Cederna e nell'ex sede della Questura di Via Romagna. Senza timidezze nei confronti della Regione e offrendo la nostra collaborazione, dobbiamo controllare che non siano scatole vuote.

» Considerati i grandi cambiamenti avvenuti nella società, il modello di welfare comunale è ancora valido?

C'è una nuova frontiera che dobbiamo esplorare per fare in modo che il sistema di welfare comunale risulti adeguato a rispondere ai bisogni e alle richieste di aiuto. È tempo di cambiare il modo di agire in favore della persona: quando possibile, aiuti personalizzati e orientati alla progressiva indipendenza economica e sociale dell'individuo. Pensiamo solo alla condizione degli anziani e dei giovani, le due categorie di persone che sono state più colpite dalla pandemia. Gli anziani sono rimasti soli ed esposti al pericolo del virus e della solitudine. I giovani non hanno potuto accedere alle normali attività scolastiche e universitarie e si sono ritrovati, in un tempo anomalo, più smarriti nel guardare al futuro. In molti casi è necessario offrire un supporto psicologico gratuito, perché le famiglie non riescono a sopportarne i costi. Dobbiamo fare una riflessione seria, studiare soluzioni nuove guardare ai modelli più avanzati. Servono a poco i tavoli di consultazione se le decisioni vengono prese altrove: valorizzare il ruolo del Terzo settore, riattivare i Piani di Zona e renderli operativi.

» Gli episodi di violenza sono all'ordine del giorno, cosa può fare il nostro comune in concreto?

Innanzitutto dobbiamo avere il coraggio di riconoscere che esiste il problema, cosa che finora è avvenuto molto raramente. Dobbiamo porre attenzione a chi soffre per violenze fisiche, psicologiche, a chi è discriminato. In concorso con le associazioni che già operano in città, dobbiamo rafforzare la rete di punti di ascolto e aiuto per le persone maltrattate in particolare per le donne che sono spesso vittime tra le mura domestiche e faticano ad uscire allo scoperto. C'è poi la grande questione dei diritti civili, asse portante della vera e reale uguaglianza tra cittadini. Una risposta sono le Case Arcobaleno per giovani che subiscono discriminazioni familiari a causa del loro orientamento sessuale.

» La casa è ancora un diritto?

Si, anche se è un diritto che oggi nella nostra città fatica ad essere riconosciuto, soprattutto per le fasce meno abbienti e per i giovani. Anche a Monza c'è un'emergenza abitativa dovuta all'aumento degli affitti e degli immobili. Occorre perciò cambiare l'impostazione del PGT che dimentica il patrimonio immobiliare pubblico e la necessità di residenze a canone convenzionato. L'esperienza innovativa di MonzaAbitando, il progetto che favoriva l'incontro tra domanda ed offerta, con il comune a svolgere funzioni di garanzia, è stata abbandonata troppo in fretta e andrà ripresa.

» Cosa si può fare per favorire una maggiore occupazione?

Il riscatto sociale passa attraverso il lavoro: favorire i luoghi e le occasioni di formazione per aiutare chi non ha un'occupazione e cerca di tornare attivo. Non può essere delegato ad alla sola Afol, l'agenzia provinciale di formazione e orientamento al lavoro, il compito di promuovere le opportunità di inserimento lavorativo, come pure non il Comune non può più sottrarsi dal collaborare con gli enti preposti per la sorveglianza dei luoghi di lavoro, perché la sicurezza del lavoratore è un diritto e come tale va tutelato.

» Alle promesse non sono seguiti i fatti. Monza è una città meno sicura e più impaurita. Cosa si può fare?

La politica sicuritaria è fallita: oggi Monza è molto meno sicura che nel passato e i proclami non arrestano le paure. Abbiamo una città spenta, buia e spesso sporca e sappiano che l'incuria favorisce degrado e insicurezza. È urgente affrontare la situazione prima che scappi di mano. Fenomeni come la malamovida e le baby gang, mai visti prima in città, sono in ordine di tempo l'ultimo segnale del disagio. Serve a poco limitarsi a deprecare il fenomeno e incolpare le famiglie. Troppo comodo, come al solito, scaricare sempre le responsabilità su altri: una città è sicura quando, accanto alle forze di sicurezza, si schierano energie e si investono risorse per favorire i luoghi e le occasioni di incontro e socialità, le vie e le piazze dei quartieri sono pulite e illuminate, non si sacrificano gli esercizi commerciali di vicinato e ristoro per fare spazio alle grandi catene commerciali.

» Si fa un gran parlare di PNRR e dei fondi europei che arriveranno, ma il comune sarà poi capace di utilizzarli?

Il dubbio è legittimo se consideriamo che in questi cinque anni praticamente tutti i progetti già finanziati sono rimasti al palo o incompiuti. Le casse comunali sono piene di fondi inutilizzati e anche i pochi cantieri aperti non finiscono mai, (solo per fare degli esempi le nuove scuole Collodi e Citterio, la ristrutturazione del liceo Nanni Valentini, lo svincolo a due livelli Libertà-Stucchi, la fermata della stazione Monza Est la ristrutturazione della biblioteca e del dal centro sociale di Via Zuccoli e lista potrebbe continuare…). Se quindi la domanda è:” Saremo in grado di evitare l'ennesimo fallimento?” La risposta è sì, a patto che si metta mano ad una macchina comunale demotivata e stanca. Prendere esempio dalle città più virtuose non è difficile, importare le buone pratiche è un dovere.

» Monza sarà mai una smart city?

Abbiamo accumulato gravi ritardi. Se vogliamo essere all'altezza delle sfide di oggi, dobbiamo puntare sulle moderne tecnologie. Solo un esempio: mentre nelle altre città i pali della luce ospitano apparecchiature avanzate che consentono di controllare il traffico e renderlo scorrevole, monitorare i punti pericolosi della città e trasferire informazioni utili per intervenire in caso di necessità, noi abbiamo pali che montano tutt'al più lampioni che spesso sono spenti. Occorre quindi una decisa inversione di rotta. Come pure dobbiamo accelerare sui processi di digitalizzazione. Si tratta di un passo necessario per semplificare la vita dei cittadini, delle imprese e delle associazioni del territorio. Infine, ma non ultimo, l'iter amministrativo delle pratiche comunali, di qualunque genere, deve essere trasparente e tracciabile: la trasparenza è un ottimo antidoto contro l'arbitrio e la corruzione.

» Le continue proroghe degli appalti scaduti sono inevitabili?

Vicende come quella dell'appalto per la raccolta dei rifiuti e della pulizia strade, che nonostante la promessa che non sarebbe stato prorogato nemmeno per un giorno, dopo la scadenza è proseguito per tre anni, come pure quello della manutenzione del verde, anch'esso scaduto due anni fa ma ancora prorogato, non devono più accadere. Perché la data di scadenza è nota fin dalla sottoscrizione del contratto e perciò c'è sempre tutto il tempo per preparare il nuovo bando di gara. La discrezionalità non deve più abitare nel palazzo e gli appalti dei servizi comunali, quando scadono non vanno prorogati ma semplicemente messi a gara: oltre al rispetto delle regole, i vantaggi sono economici e di qualità.

» Cosa accadrà delle Consulte di quartiere?

La partecipazione avvicina il cittadino alle istituzioni e le consulte devono essere considerate come la voce proveniente dai quartieri, che non devono quindi essere considerate un rumore di disturbo, ma ascoltate. Come pure il bilancio partecipativo è uno strumento da reintrodurre perché consente ai cittadini di indirizzare concretamente una parte delle risorse finanziarie disponibili per interventi e iniziative di quartiere. Partecipazione è anche rendere chiaro e leggibile l'operato dell'amministrazione comunale attraverso strumenti di rendicontazione sociale e di sostenibilità, per informare i cittadini sull'impego delle risorse, gli effetti prodotti e la coerenza con il programma di mandato amministrativo.

» Next Generation Monza?

NextGenerationEU si chiama il fondo che attribuisce importanti risorse all'Italia e anche ai comuni. Dobbiamo mettere in campo delle idee per far sì che quelle destinate a Monza siano soprattutto utilizzate proprio per la next generation, la futura generazione, con politiche che guardino davvero al futuro e affrontino i nodi cruciali: il lavoro, lo studio, la casa, i servizi per le giovani coppie ma anche lo sport e il tempo libero. Facilitare l'incontro tra domanda e offerta per nuovi lavori, attraverso la costituzione di reti tra giovani e realtà sociali ed economiche per la valorizzazione dei talenti. Aprire spazi convenzionati di co-working. Aumentare la dotazione di posti negli asili nido e supportare le giovani coppie offrendo loro concrete possibilità di alloggi a canone agevolato. Studiare non deve essere un percorso ad ostacoli: occorre aumentare i bus nelle fasce orarie scolastiche, aprire nuove aule studio, sull'esempio di quella del Nei i tutti quartieri e potenziare le esistenti, dotandole di banda larga e postazioni attrezzate. Completare l'offerta bibliotecaria e procedere alla digitalizzazione dei libri per una più facile consultazione. Investire sui centri polifunzionali nei quartieri come luoghi di valorizzazione del protagonismo giovanile. Tornare ad ospitare in città concerti ed eventi di alto livello e attivare corse speciali notturne di bus nei venerdì e sabato. L'attenzione non deve essere rivolta soltanto alle squadre di vertice, ma il sostegno deve andare soprattutto alle società sportive di base costrette a compiere mille sacrifici in impianti spesso inadeguati.